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      E gli raccontò che i fratelli grandi avevano scritto belle lettere di augurio, tanto lunghe, e che ce n'era una per il babbo, una per Alberto e Carlotta, e anche una per il signor Werther: le avrebbero mostrate il giorno di capodanno! Werther fu sopraffatto dalla commozione, regalò qualcosa a ciascuno dei bimbi, montò a cavallo, lasciò i saluti per il padre, e partì con le lacrime agli occhi.
      Ritornò a casa verso le cinque e ordinò alla donna di sorvegliare il fuoco e di mantenerlo acceso fino alla notte. Al servo disse di mettere in fondo al baule i libri e la biancheria, e di preparare gli abiti. Probabilmente allora scrisse il seguente periodo della sua ultima lettera a Carlotta.
      Tu non mi attendi! tu pensi che io ti ubbidirò e ti rivedrò soltanto la sera della vigilia di Natale. Oh Carlotta, oggi o mai più! La vigilia di Natale tu terrai questa carta fra le mani, tremerai e la bagnerai con le tue lacrime. Io voglio! Io devo! Come mi sento soddisfatto di essermi deciso!
      Carlotta intanto si trovava in una strana situazione. Dopo la sua ultima conversazione con Werther aveva compreso quanto le sarebbe stato doloroso separarsi da lui, quanto egli avrebbe sofferto se si fosse dovuto allontanare da lei.
      In presenza di Alberto era stato detto, come incidentalmente, che Werther non sarebbe ritornato prima della vigilia di Natale, e Alberto si era recato a cavallo da un funzionario col quale aveva degli affari da definire e in casa di cui avrebbe trascorso la notte.
      Carlotta era dunque sola; nessuno dei fratelli le era vicino, e lei si abbandonava ai suoi pensieri, esaminando con calma il suo stato d'animo.


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I dolori del giovane Werther
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 144

   





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