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      Svelletevi ilari dai vostri ceppi, o voi che operosi lo glorificate: voi che gli testimoniate amore, convivendo da fratelli; che predicate viatori pel mondo la sua parola e promettete la celeste beatitudine; - a voi il maestro č vicino; egli č ivi con voi.
     
     
     
      Dinanzi la porta della cittā
     
     
      Gente di ogni condizione che escono a diporto.
     
      ALCUNI OPERAI. E perché di lā?
      ALTRI. Noi andiamo alla Casa di caccia.
      I PRIMI. Noi, vogliam ire al molino, noi.
      UN OPERAJO. Fate a mio modo, venite al Cortile dell'acqua.
      UN ALTRO. La via non č dilettevole per lā.
      I SECONDI OPERAI. E tu che fai?
      UN TERZO OPERAJO. Io vo cogli altri.
      UN QUARTO. Venite su a Burgdorfio, che vi troverete fior di fanciulle, birra squisita, e brighe a vostra posta.
      UN QUINTO. E non se' tu ancor sazio? ti prudono per la terza volta le reni? Io non ci vengo; ho in orrore quel luogo.
      UNA FANTESCA. No, no! io torno in cittā.
      UN'ALTRA. Noi lo troveremo certamente fra quei pioppi.
      LA PRIMA. Non č gran fortuna per me. Egli ti starā sempre a lato: egli non danza che teco in sull'aja. E che fa a me il piacer tuo?
      LA SECONDA. Oggi, sta sicura, non sarā solo. Mi ha detto che il ricciutello verrebbe seco.
      UNO STUDENTE. Ohi, ohi! come vanno a volo quelle vispe ragazzotte. Vien via lesto, che vedremo di metterci seco. Birra che frizzi, tabacco che morda e una servetta in gala son quanto va meglio al mio umore.
      ALCUNE SIGNORINE. Bel vedere che fanno que' giovani! Č proprio una vergogna. Potrebbero stare in compagnia onorevole, e vanno dietro a quelle fantesche.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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