Pagina (24/358)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      SECONDO STUDENTE (al primo). Non correr sì forte! Ne abbiamo due costì dietro tutte leggiadre e attillate. Una è la mia vicina, ed io ne sono tanto o quanto invaghito. Le vanno via chete chete con quei loro passini, ma io so che all'ultimo ne terrebbero in lor compagnia.
      IL PRIMO. Oibò! io non vo' stare in soggezione. Su presto che non perdiamo di traccia quelle altre. Quella mano che gira la granata il sabato ti accarezza più soave la domenica.
      UN CITTADINO. No, il nuovo podestà non mi quadra punto. Da che è in carica egli diviene ogni dì più secco e più arrogante. E che ha egli poi fatto insino ad ora per la città? Forse non vassi di male in peggio in ogni cosa? Bisogna abbassar il capo più che mai, e pagare assai più che non fu mai in usanza.
      Un PEZZENTE, cantando.
      Cavalieri, e voi vezzose
      Dame, tutte ornate e belle,
      Tutte fresche come rose
      E lucenti come stelle;
      Deh, attendete; deh, mirate!
      Sono un povero pezzente;
      Qualche aita, deh, mi date;
      Deh, non dite: Non ho niente.
      Deh, non piacciavi che invano
      Io trimpelli il mio lamento;
      Chi sa dar con larga mano,
      Prova al core gran contento.
      Deh, non dite: Un'altra volta;
      Oggi è dì che ognun festeggia.
      Faccia anch'io buona ricolta;
      Anche al pover si proveggia.
      UN ALTRO CITTADINO. In quanto a me nulla mi è più soave nel dì delle feste che lo andar conversando di guerra e di cose guerresche, ora che là dentro in Turchia, lontano da noi, le genti si tagliano a pezzi. E tu ne stai alla finestra centellandone un bicchiere del buono, e guardando le barche che vanno giù a seconda pel fiume; e la sera ti riponi in casa, e benedici la pace di cui gode il paese.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Turchia