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      UN TERZO. Sì, mio signore; avvenga che può altrove, si fendano pure il capo a lor bel diletto, e mettano a soqquadro ogni cosa, purchè qui tutto continui ad andare all'antica.
      UNA VECCHIA (alle signorine). Corbezzoli! che gale! che fiore di gioventù! Chi non ne perderebbe il capo? Su via, un po' men di alterigia! un po' più alla mano, e ben io saprò procurarvi ciò che vi sta a cuore.
      UNA DELLE SIGNORINE. Vientene, Agata, ch'io non vo' mostrarmi in pubblico con simili streghe. Bene è vero che la notte di sant'Andrea ella mi fece vedere il mio futuro amante.
      L'ALTRA. E a me fece vedere il mio in uno specchio, in abito militare, fra altri leggiadri soldati. Io mi guardo d'attorno, e lo cerco qua e là, ma non mi vien fatto d'incontrarlo.
      SOLDATI. Sempre ho nell'animoArdui castelli,
      Altere vergini
      D'amor ribelli.
      Aspro è il travaglio
      Della tenzone,
      Ma bello e splendido,
      Il guiderdone.
      Le trombe squillano;
      E sien di morte
      Nunzie, o di giubilo,
      Non cura il forte.
      Il forte godesi
      Nelle procelle;
      Castelli cedono,
      Cedon donzelle;
      Aspro è il travaglio
      Della tenzone,
      Ma bello e splendido
      Il guiderdone.
      Ed i soldati
      Sonsene andati.
     
      FAUST e WAGNER.
     
      FAUST. I ruscelli e i torrenti si disvolgono sotto il soave, vitale sguardo della primavera. La valle ride del colore della speranza; e il vecchio e debole inverno si va ritraendo sull'ispide cime dei monti. Di lassù ci manda ancora, nella sua fuga, qualche spruzzaglia di gelo sui teneri germogli dei prati. Ma il sole non comporta più alcuno squallore, e tutto vuoi avvivare e abbellire: da per tutto la terra si apparecchia ad aprire il fecondo suo seno.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Agata Andrea