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      WAGNER. Egli è una faceta bestiola il can barbone. Stai fermo, ed egli si assetta ad aspettarti; gli fai cenno, e corre da te; se perdi qualcosa ei te la reca; e se butti il bastone nell'acqua, va a guazzo a raccortelo.
      FAUST. Tu hai ragione; non veggo in lui alcun indizio di spirito, e tutto proviene da addestramento.
      WAGNER. Quando un cane sia ben addestrato, egli si acquista l'amore anche del savio: e cotesto merita singolarmente la tua grazia; ché a quella sua compitezza ben si vede che egli è creatura degli studenti.
      (Entrano per la porta della città.)
     
     
     
      Studio (I)
     
     
      FAUST (entrando col barbone). Ho lasciato le praterie ed i campi velati dall'ombre della notte, la quale empie la nostra anima di una segreta riverenza e di non so quali pii presentimenti. Ora veglia in me la parte migliore di mia natura; le mie bieche voglie si riposano, e con esse ogni audacia alle male opere. Mi riarde nel petto l'amore degli uomini; riardemi l'amore di Dio.
      Sta cheto, barbone! non correre così in qua e in là! E che vai tu odorando costì presso il limitare? Ti adagia dietro la stufa; ed ecco il più soffice de' miei cuscini. Poiché fuori sulla via del monte ci hai ricreati con balli e con giravolte, sii ora il ben venuto; goditi le mie cure, e sta cheto.
      Ah, al soave riardere della lucerna nella nostra povera cella, un dolce sereno si diffonde pure nell'anima nostra, e l'uomo si raffronta con sé medesimo: la ragione ripiglia il suo discorso, e torna a fiorire la speranza. Noi aneliamo di bere alle fontane della vita, - oh, al gorgo profondo dal quale scaturisce ogni nostro refrigerio.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Entrano Dio