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      Barbone, non fare quegli urli! il tuo bestiale guaire mal può accordarsi con la santa intonazione che ora mi comprende tutta l'anima. Ben sogliono gli uomini schernire quello che non intendono; e li udiamo mormorare contro il bello e l'onesto che spesse volte son loro di noja: ora vuol forse anche il cane col suo schiattire imitarli? Ma, oimé! che col miglior volere del mondo, io sento già esaurita la contentezza del mio petto. Ah, perché dee così tosto inaridirsene la fonte, prima che sia pur mitigata la nostra sete? Quante volte ho già sperimentato il medesimo! E nonpertanto questo difetto non è senza compenso, poichè, delusi delle cose caduche, noi leviamo la mente alle eterne, e sentiamo bisogno della rivelazione, la quale in niuna cosa splende così bella e mirabile come nelle carte del Nuovo Testamento. Mi prende vaghezza di aprire il testo, e con retto animo tradurre il santo originale nel mio dolce tedesco (apre il volume e si dispone a ciò).
      Egli sta scritto: "Nel principio era la parola." Ecco io sono già impacciato! E chi m'ajuterà ad uscirne? No, io non posso stimare sì alto la parola, e se lo spirito degna illuminarmi mi bisogna tradurre diversamente. Sta scritto: "Nel principio era la mente." Bada bene al primo verso ve', che la tua penna non precipiti! può egli la mente tutto produrre e informare? Forse starà meglio così: "Nel principio era la possanza." Ed ecco pur nell'atto ch'io scrivo questo, io mi sento da non so che avvertire che non devo contentarmene. Or sì il cielo mi aiuta da vero!


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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