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      Vi ho adoperato e tremuoti e procelle, e diluvi ed incendi; e terra e mare si ricompongono pur sempre nella quiete di prima. E né pure ho saputo dare alcuno storpio a questa dannata semenza degli uomini e de' bruti! Quanti non ne ho io già seppelliti di costoro! e sempre circola nuovo e prospero sangue; e tutto tira innanzi di modo, ch'io sono talvolta sull'impazzire. E non pur dalla terra, ma dall'acqua e dall'aria si svolgono continuamente migliaja di germi; e dal secco e dall'umido, e dal caldo e dal freddo; e s'io non mi fossi riservata la fiamma, io non potrei dire di nessuna cosa: Questa è mia.
      FAUST. In tal guisa alla benefica virtù che muove e governa tutte le cose, tu opponi il tuo rigido artiglio, e brancichi malignamente qua e là, e afferri pur sempre il vano. Ponti a far altro, o stravagante figliuolo del Caos.
      MEFISTOFELE. Di questo ragioneremo più distesamente con miglior agio. Poss'io andarmene ora?
      FAUST. Non so perché tu me ne richiegga; ed ora che ho la tua conoscenza, vientene pure a me ogni volta che vuoi. Or eccoti la finestra, eccoti la porta, e se più ti piace, eccoti anche la gola del camino.
      MEFISTOFELE. Ho io a dirlo? Evvi un ostacoletto che mi impedisce di uscire, ed è quel piè di strega qua sulla soglia.
      FAUST. Quel pentagramma ti dà affanno? Or dimmi, mala razza, se questo ora ti attraversa l'uscita, come hai tu potuto entrare? come uno spirito par tuo ha potuto dare nella rete da sé?
      MEFISTOFELE. Miralo bene, e vedrai che egli è mal descritto: l'angolo che da in fuori è tanto o quanto aperto.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Caos