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      Maladetto quanto ne par soave di possedere, donna e figliuolo, servo ed aratro! Maladetto Mammone, che con tesori ne stimola a fatti temerari, o ne adagia per pigre voluttà su morbidi letti! Maladetto il balsamo dei grappoli! maladetti i favori supremi dell'amore! Maladetta la speranza! maladetta la fede! e, sopra ogni cosa, maladetta la pazienza!
      Coro di SPIRITI invisibili.
      Ahi! ahi! con violento
      Braccio tu l'hai sovversoIl bel mondo: ei si squarcia, ei si dissolve...
      Un semideo l'ha in polve -
      Che tanto un uomo non potea - converso
      E noi la brullaRuina sua giù per le morte strade
      Travolgiamo del Nulla;
      Noi lamentiam lo spento
      Fulgor di sua beltade.
      O tu, che i lassi
      Mortali tutti di possanza passi,
      Ricomponi il bel mondo;
      Nel tuo capace seno
      Lo ricompon più bello e più giocondo,
      E con sereno
      Animo al raggio
      Di più benigna stella,
      Ricomincia il vïaggio
      D'una vita novella;
      Novelli canti noi
      Verrem spargendo sui vestigi tuoi.
      MEFISTOFELE. Questi sono i miei piccini. Giovani d'anni, ma di sapienza maturi, odili allettarti a un vivere operoso e festevole; a uscire nell'ampio mondo, fuori di questa solitudine ove i sensi intorpidiscono e il sangue ristagna.
      Cessa di goderti nella tua tristizia, la quale, simile a un avoltojo, si pasce nelle tue viscere. Fossi tu anche nel consorzio dei pessimi, tu sentiresti pur sempre che sei uomo fra uomini. Né si vuoi già dire con ciò che tu abbi a rimescolarti colla ciurmaglia. Io non mi annovero fra' grandi, ma se tu vuoi accompagnarti a me, e meco muovere i tuoi passi nel cammino della vita, io son lieto di acconciarmi teco immantinente; io mi ti fo compagno, o, se l'hai in miglior grado, mi ti fo servitore, mi ti fo schiavo.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Mammone