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      Ma chieggoti che ce ne dii della più vecchia, chè gli anni raddoppiano la sua virtù.
      LA STREGA. Di tutto cuore. Ne ho qui un fiaschetto del quale gusto di tanto in tanto io medesima, e che non getta più alcun lezzo. Di buon animo ve ne dò un bicchierino. (Piano.) Ma ben sapete che se quest'uomo ne bee senza preparazione, egli non può campare un'ora.
      MEFISTOFELE. Va, va; ch'egli è un mio buon amico, e gli farà bel pro. Io gli consento il migliore della tua cucina. Descrivi il tuo circolo: di' su le tue parole, e dagliene un bicchier colmo.
      (La Strega forma con atti strambissimi un circolo nel pavimento, e pone in esso parecchie strane cose: i bicchieri dànnosi a sonare, il calderone a mormorare, e fanno musica. In ultimo ella reca un librone, e colloca nel circolo i gattomammoni, i quali le servono di leggìo e tengono le fiaccole. Accenna a Faust di accostarsi a lei.)
      FAUST (a Mefistofele). No: se tu non mi di' che n'ha a riuscire. Quella robaccia, que' gesti arrovellati, quelle sporcissime ciurmerie mi son note e odiose già troppo.
      MEFISTOFELE. Poh! egli è sol per ridere! Non farmi ora lo schifiltoso. Ella dee come medichessa fare un hocuspocus, ancorché la bibita faccia buona operazione. (Fa entrare Faust nel circolo.)
      LA STREGA (leggendo nel libro e declamando con grand'enfasi).
      Tu capir dei!
      Dieci di un fanne,
      Poi tre via danne,
      Indi due tranne,
      E ricco sei.
      Quattro ne sega:
      Di cinque e sei.
      Dice la strega,
      Fa sette ed otto,
      E tu sei dotto.
      Nove son uno,
      Dieci nessuno.
      E questo delle Fate è l'un vie uno.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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