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      FAUST. Mi pare che la vecchia farnetichi.
      MEFISTOFELE. E a gran fatto non ne è in fine; mel so io; ché il suo libro suona tutto a quel tenore. Vi ho speso sopra gran tempo, perché una pretta contraddizione rimane un mistero inestricabile non meno ai savi che ai pazzi. Amico mio, ell'è arte antica ed arte nuova. In ogni tempo si è costumato nel mondo di spargere l'errore in nome della verità per via di tre e uno, e di uno e tre. Questo si predica imperturbabilmente: di questo si cicala senza fine. E chi vorrebbe attaccarla coi matti? L'uomo, quando ode parole, si ostina a credere ch'esse coprano qualche intendimento.
      LA STREGA (continua):
      La gran potenza
      Della scienzaA tutto il mondo è oscura.
      E a chi non pensa
      Sol si dispensa;
      Quel l'ottien senza cura.
      FAUST. Che fandonie vuol venderne costei? Io ne ho mezzo rotto il capo. Egli è come se io udissi centornila pazzi schiamazzare tutti quanti insieme.
      MEFISTOFELE. Basta, basta, miserabile sibilla. Da' qua il tuo bevereccio ed empine il gotto sino agli orli. Non può fare alcun danno all'amico mio, ch'egli è uomo molto in là nei gradi, ed è già uso a ber grosso. (La Strega presenta con gran cerimonie la pozione in una tazza, mentre Faust l'alza alla bocca, n'esce una fiammella.)
      LA STREGA. Animo, giù tutta a un fiato. Ancora una gorgata! Ti sentirai tosto ringalluzzare il cuore. Stai a tu per tu col diavolo, e ti fa paura una fiammella? (La Strega scioglie il circolo. Faust ne esce.)
      MEFISTOFELE. Or fuori più ratto che possiamo. Tu non devi star quieto.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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