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      In questa pratica non è alcun guadagno coll'impeto, e ci bisogna usare scaltrezza.
      FAUST. Deh, almeno procurami qualche cosa di quell'angioletta. Ponimi nella sua camera; trovami un fazzoletto che sia stato sul suo seno; una sua legaccia; qualcosa insomma che conforti il mio ardore.
      MEFISTOFELE. Perché veggiate che il vostro affanno mi tocca nell'animo e che ho buon desiderio di sollevarvene, noi non daremo alcun indugio; e vi metterò pur oggi in camera sua.
      FAUST. E vedrolla? avrolla?
      MEFISTOFELE. No, in vero! Ella sarà da una sua vicina; e tu intanto solo soletto, spirando l'aura piena della sua presenza, assaporerai a tuo bell'agio il pensiero delle tue future delizie.
      FAUST. Possiam noi andare?
      MEFISTOFELE. È ancora per tempo.
      FAUST. Provvedi qualche regalo per lei (parte).
      MEFISTOFELE. Siam già in sui regali? Ottimamente! egli riuscirà senza fallo. Io conosco parecchi bei ripostigli, e molti tesori sepolti da antico, ed or viene in acconcio ch'io dia loro un'occhiata (parte).
     
     
      Sera. Una pulita cameretta
     
     
      MARGHERITA (rialzandosi e rannodandosi le trecce). Io darei non so che per sapere chi è quel signore di stamattina. Egli aveva assai bell'aria, e per certo egli è un gentiluomo; lo porta scritto nella fronte. Oltre di che ei non sarebbe stato così temerario (parte).
     
      MEFISTOFELE e FAUST.
     
      MEFISTOFELE. Vien dentro; pian piano! - su, vieni!
      FAUST (dopo alcun silenzio). Lasciami solo, te ne prego.
      MEFISTOFELE (riguardando qua e là). Non tutte le fanciulle son sì ben rassettate (parte).
      FAUST. Salve, amabile raggio della sera, che penetri in questo santuario!


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358