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      IL GRAN MASTRO DELL'ESERCITO. Quale tramestio in questi giorni tumultuosi! Si ammazza e si è ammazzati; non v'è chi ascolti il comando. Il borghese trincierato in casa, il cavaliere nel suo nido di roccia sembrano, congiurati contro di noi, tenere in serbo le forze per loro stessi. Il soldato mercenario, perduta la pazienza, reclama irosamente la sua paga, e se noi non gli dovessimo più nulla, se la svignerebbe immediatamente. Rifiutare ciò che tutti domandano è come frugacchiare in un nido di vespe. Il regno intanto di cui dovrebbero esser il sostegno, è deserto e devastato. È loro permesso di farvi gazzarra e di smaniarvisi furiosamente; mezzo il mondo è spacciato. Vi sono ancora dei re laggiù, ma nessuno vuole accorgersi che si tratta precisamente di loro.
      IL TESORIERE. Andate dunque a fidarvi degli alleati! Gli ajuti che ci erano stati promessi, ci sono mancati, come l'acqua che abbandona il rigagnolo; e ahimè; sire, in quali mani è ne' tuoi Stati caduta la proprietà! Ovunque vi rechiate, voi trovate nuovi ospiti i quali intendono vivere indipendenti, e cui bisogna contentarsi di guardare e lasciar fare a loro talento. Abbiamo abdicato tanto, che non ci resta più un solo dei nostri diritti. Ormai non si può più contare nemmeno sui partiti di qualunque specie sieno; alleati o nemici, la loro simpatia o il loro odio ci tornano egualmente indifferenti. I Guelfi al pari dei Ghibellini per non essere molestati si nascondono. Chi mai oggi pensa a venire in ajuto al suo vicino? Ognuno ha abbastanza da fare per sé. Le miniere d'oro sono franate, si raspa la terra, si fanno risparmi, si raggranellano gruzzoli, e le nostre casse rimangono sempre vuote.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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