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      MEFISTOFELE. Io qui fiuto il dottore. Ciò che non toccate è per voi lontano cento leghe; ciò che non possedete, è come se non esistesse per voi; ciò che sfugge alla vostra mente lo chiamate falso; ciò che voi non pesate, non ha peso; e la moneta se non è battuta da voi non ha valore.
      L'IMPERATORE. Con tutto questo non si ripara ai nostri bisogni. A che miri tu colle tue omelie quaresimali? Ne ho abbastanza dei se e dei ma. Ci manca il denaro, trovacelo!
      MEFISTOFELE. Troverò ciò che chiedi, ed anche più. Per me è facile di certo; ma ciò che è facile si ottiene con difficoltà. Quanto brami dorme riposto; tutto il talento sta nel saperlo dissotterrare. Come bisogna adoperarsi? Riflettete che al tempo del flagello, quando turbe d'uomini invadevano come un torrente il paese, e s'imponevano alla popolazione, tutti presi dallo spavento nascondevano, chi qua, chi là, i loro oggetti preziosi. È quanto accadde ai bei tempi della potente Roma, e che continuò sino ai nostri giorni. Tutti questi tesori giacciono sepolti sotto al suolo, e il suolo è proprietà del sovrano; a lui spetta adunque il bottino.
      IL TESORIERE. Per un pazzo non si esprime tanto male. Affé, che è questo il diritto dell'antico imperatore.
      IL CANCELLIERE. Satana vi circuisce con lacci d'oro. È un affare sospetto!
      IL MARESCIALLO. Purché la corte acquistasse la sospirata ricchezza, sarei disposto a chiudere un occhio su di molte cose.
      IL GRAN MASTRO DELL'ESERCITO. Il matto non è sciocco, promettendo a ciascuno ciò che ciascuno desidera; il soldato non domanda donde viene.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Roma