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      Uno di loro passa dicendo solamente alcune parole).
      UN SATIRICO. Volete sapere qual è la cosa di cui io poeta godrei più d'ogni altra al mondo? Sarebbe di dire e cantare ciò che nessuno vorrebbe sentire.
      (I poeti della notte e delle tombe si fanno scusare, adducendo che sono impegnati in una conferenza delle più interessanti con un vampiro recentemente risuscitato, conferenza che potrebbe dare origine ad una nuova Poetica. L'Araldo non potendo respingere le loro scuse, evoca intanto la mitologia greca, la quale sotto la maschera moderna non perde nulla del suo carattere e della sua attrattiva.)
      LE GRAZIE.
      AGLAE. Noi infondiamo grazia alla vita; mettetene anche voi nel donare.
      EGEMONE. Mettetela nel ricevere; è così dolce il veder soddisfatti i nostri desideri!
      EUFROSINA. E mentre i vostri giorni scorrono placidi e felici, la vostra riconoscenza s'informi alla grazia.
      LE PARCHE.
      ATROPO. Questa volta sono stata invitata anch'io, la più anziana delle filatrici. Quanti pensieri, quante riflessioni vi suggerisce la fragilità del filo della vita! - Affinchè esso vi riesca elastico e morbido l'ho scelto del più fino lino; l'abilità di questo dito saprà renderlo liscio, dolce, eguale. - Se in mezzo al vortice dei piaceri e delle danze vi accorgete d'essere sul punto di traviare, fate senno, riflettete alla qualità di questo filo, pensate che è soggetto a rompersi!
      CLOTO. Pochi giorni sono, sappiatelo, la condotta della nostra sorella maggiore era così poco soddisfacente, che mi vennero rimesse le cesoje.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Poetica Araldo