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      Ecco una collana di perle (facendo sempre scoppiettare le dita). A voi i fermagli, a voi parimenti gli orecchini, i monili d'oro; a voi i pettini, i diademi, le gemme preziose, incastonate negli anelli; io getto delle piccole fiamme, e sto a vedere ove vadano ad appiccarsi.
      L'ARALDO. Come acchiappa ed afferra ogni cosa quella cara moltitudine, dando l'assalto al donatore. I giojelli piovono come in sogno, e ciascheduno vuole avere la sua parte. Ma vedete stranezza! Ciò ch'essi agguantano con tanta avidità non arreca loro alcun profitto; quei tesori sfuggono loro dalle mani. Il vezzo di perle si rompe, ed il povero diavolo non si trova stringere che un pugno di scarafaggi, i quali si dibattono nelle sue mani; egli le scuote, ed essi si mettono a ronzargli intorno alla testa. Gli altri invece di oggetti di valore non hanno acchiappato che farfalle. Ah! che furfante! Promette tesori e non da che orpello!
      IL FANCIULLO. Sì, lo veggo: tu sai cogliere il significato delle maschere; ma andare al fondo e scoprire l'essenza degli esseri non è impresa da araldo di corte; è questo un compito per gente di maggior finezza e penetrazione. Ma io voglio evitare ogni disputa ed è a te, mio signore, (volgendosi verso Plutone) che io rivolgo le mie domande. Non m'hai tu affidato l'incarico di guidare le tue quattro focose cavalle? Non le ho io manovrate felicemente a seconda de' tuoi voleri, e non arrivo io sempre al punto che mi indichi? Non ho io saputo, librandomi sulle rapide ali, conquistarti la palma?


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Plutone