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      Per quante volte io abbia combattuto, per te non ho sempre vinto? Gli allori che ti cingono la fronte non ti furono procurati dal mio senno, ed intrecciati dalla mia mano?
      PLUTONE. Se è necessario, io lo attesto volontieri: tu sei la mente della mia mente, l'esecutore de' miei voleri, e più ricco di me; ed in omaggio ai tuoi servigi io tengo in maggior pregio questo verde ramo di tutti i miei diademi. Lo proclamo qui davanti a tutti e dal fondo del cuore; mio diletto fanciullo, io sono contento di te.
      IL FANCIULLO (alla folla). La mia mano ha sparso d'ogni parte i più ricchi doni. Io veggo di qua, di là, delle teste su cui brilla una fiamma che io vi ho fatto divampare, che guizza dall'uno all'altro, attaccandosi a questi, sfuggendo a quelli. Di rado essa si alza, s'avviva e riluce splendidamente nel suo breve passaggio; ma su molti, prima ancora che si siano accorti della sua presenza, essa si consuma e si spegne tristamente.
      CHIACCHIERIO DI DONNE. Quello là, poggiato in alto sul carro, è un ciarlatano. Dietro lui sta accovacciato Hanswurst così magro e sfinito per fame e sete, da non parer più lui; non sente nulla nemmeno a pizzicarlo.
      IL DIMAGRATO. Un canchero alle schifose carogne! So che per esse sono sempre il mal capitato. Quando la donna era ancora la buona massaja mi chiamavano l'Avarizia; allora la casa era ben governata; vi entrava molta roba, non ne usciva nulla. Io facevo la guardia allo scrigno ed all'armadio; locché per certo era una cattiva abitudine. Ma dacché in questi ultimi anni la donna ha disimparato l'economia, e che al pari d'ogni cattivo pagatore si trovò avere più desiderii che scudi, all'uomo non rimase che soffrire, e debiti da ogni parte.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Hanswurst Avarizia