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      Se guadagna qualche cosa, lo spende per adornarsi o per il ganzo. E così essa mangia bene e beve ancora meglio insieme a quel maladetto branco di drudi.
      UNA DONNA (la più distinta). Vada al diavolo il dragone, e tutti i dragoni del mondo! In fin dei conti tutto questo non è che trufferia e menzogna. Egli viene ad aizzare gli uomini, come se non fossero già abbastanza uggiosi anche senza codesto.
      LE DONNE IN MASSA. Vile fantoccio! Che lo si schiaffeggi! Come può saltare in mente a questa rozza da strapazzo di minacciar noi? Davvero che ci cale molto delle sue smorfie! I dragoni sono di carta o di legno. Dalli! dalli! piombategli sul carcame.
      L'ARALDO. In nome del mio bastone! chetatevi! Ma è inutile ch'io vi aiuti; guardate come i mostri furiosi spaziando nell'aria spiegano le duplici ali, e come i dragoni adirati s'agitano vomitando fuoco dalle scagliose gole. La folla fugge, la piazza è sgombra. (Platone discende dal carro).
      L'ARALDO. Eccolo che viene; quale maestà regale! Dietro un semplice suo segno i dragoni sono in moto; essi hanno levato dal carro lo scrigno colmo di danaro e di avarizia, e l'hanno messo a' suoi piedi: davvero che tutto ciò ha del prodigio!
      PLUTONE (al Fanciullo). Eccoti alleggerito di questo pesante fardello; ora sei libero di prendere il volo verso la tua sfera. Essa non è certo qui, ove grotteschi fantasmi ci assediano, la confusione e il rumore ci attorniano. Vanne colà ove puoi contemplare l'ambiente sereno e puro al pari di te, ove tu senti di essere padrone di te stesso, e di te solo fiducioso; là ove solamente hanno pregio il Bello e il Buono.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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