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      Io so benissimo ciò che non è noto a tutti e ben volentieri v'apro l'accesso a questo stretto cerchio. Che la fortuna li assista! Possono far senza del meraviglioso; non sanno ove vanno; davvero che non sono accorti.
      CANTO SELVAGGIO. Genia imbellente, massa di lustrini! bruti, brutali arrivano a salti arditi, lanciati a corsa furibonda; eccoli tutti forti e gagliardi.
      I FAUNI. La schiera dei Fauni dalla danza lasciva, coi crespi capegli coronati di rami di quercia, un viso largo, un nasino camuso, un orecchio sottile ed aguzzo che spunta fuori dalle ciocche, incontrano ciò malgrado il favore delle donne. Quando il fauno porge loro la zampa, la più bella di loro non fa la schizzinosa.
      UN SATIRO. A noi che abbiamo il piede di capra e la gamba sottile, s'addicono membra asciutte e nervose. Come fanno i camosci sulle vette dei monti, il satiro si diletta a spingere lo sguardo da tutte le parti e baldo di libertà deride il fanciullo, l'uomo, la donna, che laggiù nelle nebbie delle bassure credono ingenuamente di vivere anch'essi, mentre egli solo, là in alto, in quell'aria pura, e scevro di pensieri, vive davvero, e può credersi padrone del mondo intero.
      I GNOMI. Ecco venire trotterellando la tribù dei Pigmei, che non sa camminare per due. Coperti d'un abito di muschio, si dimenano dinoccolati colle loro piccole lanterne, ciascuno a suo modo, formicolando come lucciole, con un moto incessante, per dritto e per traverso. Prossimi parenti dei sacri tesori, rinomati come anatomisti del granito, noi facciamo salassi alle montagne e spilliamo dalle ricche loro vene.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Fauni Pigmei