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      Eccomi liberato da quegli incubi d'inferno; non credo che in cielo si gusti una gioja maggiore.
      IL GRAN MASTRO DELL'ESERCITO (frettoloso esso pure). Tutto l'esercito ha ricevuto la paga, ed è pronto a rinnovare la ferma; il lanzichenecco si sente in lena, e di ciò godono l'oste e le sue figlie.
      L'IMPERATORE. Come, il vostro petto si solleva, come si è rasserenata la vostra fronte non più corrugata! Perché accorrete con tanta furia?
      IL TESORIERE (sopravvenuto). Interrogate coloro che hanno fatto tutto questo.
      FAUST. Spetta al cancelliere l'esporre la cosa.
      IL CANCELLIERE (facendosi avanti a passi lenti). Quale fortuna pe' miei vecchi giorni! Morrò contento. - Ascoltate adunque, e considerate ciò che sta scritto sul gran libro del destino che ha convertito tanto male in bene (legge). "Sia noto a chi lo vuol sapere che questo foglio vale mille corone. A garanzia si dà una quantità stragrande di tesori sepolti entro il suolo dell'impero. Tutte le misure sono prese perché tanta copia di valori, che già entrano nelle casse dello Stato, serva al pagamento della carta."
      L'IMPERATORE. Io sospetto che vi sia qui qualche delitto, qualche mariuoleria mostruosa! Chi dunque ha contraffatto la sigla imperiale? Un crimine siffatto non è stato punito?
      IL TESORIERE. Consulta la tua memoria. Tu stesso vi hai apposto la tua firma, e non più tardi della scorsa notte. Tu rappresentavi il gran dio Pane. Io ed il cancelliere ti abbiamo parlato in questi termini: Poni il colmo alla gioja di questa festa, e consacra la salvezza del popolo con un tratto di penna.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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