Pagina (175/358)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Una volta che se n'è fatta l'abitudine, non si vuole altro. Ed oramai in tutti gli Stati dell'imperatore basterà stendere la mano per avere oro, giojelli e carta a bizzeffe.
      L'IMPERATORE. Voi avete ben meritato del nostro impero. Voglio adunque che la ricompensa sia il più possibilmente adeguata al servizio reso. Noi vi confidiamo i tesori rinchiusi entro il suolo dello Stato; voi ne siete i più degni custodi. Voi che conoscete in quali profondi nascondigli giacciono riposti, vegliate a che gli scavi non si facciano che per ordine vostro e colla vostra guida. Adempite adunque, o padroni dei nostri tesori, con alacrità ed accordo i doveri del vostro ministero, nel quale si riunisce il mondo superiore e l'inferiore, ambedue felici di trovarsi insieme.
      IL TESORIERE. Non deve più esistere tra noi neppur l'ombra della discordia; io mi congratulo con me stesso di avere per collega l'incantatore (esce con Faust).
      L'IMPERATORE. Poiché io colmo tutti della mia corte di regali, che ciascuno dichiari l'uso che intende farne.
      UN PAGGIO (ricevendo il dono). Quanto a me, io vivrò lieto, contento, e sempre di buon umore.
      UN ALTRO PAGGIO. Io vado subito a comperare anelli e catene d'oro per la mia bella.
      UN ALTRO CAMERIERE. Io sento i dadi a ballarmi in tasca.
      UN SIGNORE PORTA BANDIERA (con circospezione). Io pago i debiti che gravano sul mio castello e sui miei poderi.
      UN ALTRO SIMILE. Un tesoro! Corro a sotterrarlo accanto ad altri!
      L'IMPERATORE. Io speravo trovare in voi cuore ed ardore per nuove imprese; ma chi vi conosce vi apprezza facilmente.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Stati Stato Faust