Pagina (182/358)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Allora il candore della mia pelle si chiazza di cento brutte macchie rossastre; è un orrore. Quale il rimedio?
      MEFISTOFELE. Affé, che gli è proprio un peccato: un tesoretto sì vezzoso che in primavera si macchia come la pelle d'una pantera! Prendete fregolo di ranocchi e lingue di rospi, e distillateli con somma cura durante la luna piena. Quando questa comincerà a decrescere, applicate al viso tale cosmetico. Al giunger della primavera, le macchie saranno sparite.
      UNA BRUNA. Poiché tutti ricorrono a voi, permettete che io vi consulti alla mia volta. Questo piede intorpidito m'impedisce di correre, di ballare, e mi rende persino goffa nel fare la riverenza.
      MEFISTOFELE. Soffrite che io prema un poco il mio piede sul vostro piede malato.
      LA BRUNA. Sia pure; è quello che si fa tra innamorati.
      MEFISTOFELE. Il premere del mio piede ha ben altra virtù: similia similibus: è il rimedio per tutti i mali: il piede guarisce il piede, e così dicasi delle altre membra. Avvicinatevi... attenzione! non istate a rendermelo...
      LA BRUNA (gridando). Ahi! ahi! Che bruciore! Che terribile pestata! Si direbbe l'unghia d'un cavallo.
      MEFISTOFELE. Sarà; ma voi siete guarita; ed ora potete ballare a vostro bell'agio, e manovrar di piede sotto la tavola col damo.
      UNA SIGNORA (fendendo la folla). Lasciatemi, vi prego, arrivare sino a lui; io non ne posso più; mi sento ribollire il sangue in fondo al cuore. Jeri ancora egli cercava la sua felicità nei miei occhi, ed oggi mi volge le spalle, e chiacchiera con lei!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358