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      MEFISTOFELE. Ahimè! la cosa è grave, certamente. Ma ascolta: avvicinati a lui sulla punta dei piedi, prendi questo carbone e con esso traccia una riga sulle sue maniche, sulle spalle, sul mantello, a casaccio; ed esso sentirà il pentimento pungergli il cuore e ti tornerà fedele. Quanto a te, bisognerà che tu ingoi all'istante questo carbone senza umettar le labbra né d'acqua né di vino. Segui i miei consigli, e questa sera stessa lo sentirai sospirare davanti alla tua porta.
      LA SIGNORA. In ogni caso, non sarà veleno?
      MEFISTOFELE (sdegnato). Parlate con più rispetto! Dovreste andare ben lontano, prima di trovare un carbone simile; esso proviene da un rogo, che un tempo si attizzava da noi colla massima cura.
      UN PAGGIO. Signore, io amo e sono trattato da ragazzo.
      MEFISTOFELE (a parte). Non so più a chi dar retta. (Al paggio). Non v'indirizzate alle più giovani; le matrone sapranno bene apprezzarti! (Altri fanno ressa intorno a lui). Nuove richieste ancora! Il compito è duro! Ricorrerò alla verità; il mezzo è disperato, ma il pericolo è grande. - O Madri! o Madri! lasciate venir Faust. (Guardandosi intorno). Già la luce dei doppieri languisce. Tutta la corte si muove, e sfila lungo i viali e le lontane gallerie. Eccoli che si riuniscono nell'antica spaziosa sala dei Cavalieri che li contiene a stento; le sue mura sono coperte di tappeti, negli angoli e nelle nicchie s'aggruppano splendidi trofei. A mio avviso, qui si potrebbe far senza di scongiuri per evocare gli spiriti; vi vanno da sé soli.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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