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      Ma non mi odi? fermati! è troppa tracotanza la tua!
      MEFISTOFELE. Eppure sei tu stesso l'autore della fantasmagoria.
      L'ASTROLOGO. Una sola parola. Dopo ciò che è avvenuto io chiamo questo intermezzo il Ratto d'Elena.
      FAUST. Che parli di rapimento? Son io dunque per nulla costì? E non tengo in una mano quella chiave che in mezzo allo spavento, attraverso solitarie e fluttuanti distese, mi ha condotto su questo fermo terreno? Io ho preso piede qui, ove ha stanza la realtà. Da qui lo spirito può combattere gli spiriti e prepararsi alla conquista del duplice regno. Partita così da lontano, in qual modo adunque avrebbe ella potuto venirmi così vicino? Io voglio salvarla; essa è due volte mia! Orsù, o Madri, o Madri, m'esaudite! Chi l'ha conosciuta non può più vivere senza di lei.
      L'ASTROLOGO. Faust! Faust! che fai? - Ecco che l'abbraccia strettamente... e la bella imagine perde i contorni e si confonde; egli muove colla sua chiave verso il giovanetto... e lo tocca! O sventura, sventura per noi! (Scoppio; Faust sul suolo; i fantasimi sì dileguano fusi in vapore.)
      MEFISTOFELE(si prende Faust sulle spalle). Ecco che cosa vuol dire prendersi pensiero d'un pazzo! Vi trovereste in guai, quand'anche foste il diavolo! (Tenebre, tumulto.)
     
      FINE DELL'ATTO PRIMO.
     
     
     
     
      ATTO SECONDO
     
     
     
      Una camera gotica a volta alta e ristretta
      (quella già abitata da Faust e nel medesimo stato)
     
     
      MEFISTOFELE fa capolino da una tenda. Quando la solleva si scorge Faust sopra un letto di epoca antica.
      Riposa là, o sciagurato, avvinto nei nodi inestricabili dell'amore.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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