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      Quando Elena ha paralizzato la ragione di qualcheduno, questi assai difficilmente la può riavere come prima. (Osservando intorno.) Per quanto osservi da ogni parte, non veggo nulla né di carnbiato né di guasto. Solo i vetri variopinti mi sembrano alquanto appannati, le ragnatele cresciute, l'inchiostro essiccato e la carta ingiallita. Ma del resto tutto è al suo posto... anche la penna con cui Faust ha firmato il patto con me. Sì; ecco pure nel fondo della cannuccia la piccola goccia di sangue che gli ho cavata, un giojello unico nel suo genere e degno del primo fra gli antiquarii! La vecchia pelliccia è sempre là attaccata al vecchio uncino, e mi rammenta il tiro che ho fatto e le teorie che ho insegnato a quell'adolescente, il quale, divenuto un giovanotto, vi affatica sopra ancora il pensiero. Davvero, che mi sento la velleità d'indossare di nuovo quella vecchia mia zimarra, e di pavoneggiarmi in atteggiamento da dottore che è persuaso della propria infallibilità. Non vi sono che gli scienziati che sappiano darsi un tal sussiego; il diavolo ne ha da molto tempo perduta l'abitudine. (Distacca e scuote la pelliccia; n'escono fuori cavallette e scarabei d'ogni specie.)
      CORO D'INSETTi. Salve! salve, patrono! Noi t'abbiamo conosciuto e veniamo a svolazzare a miriadi e a ronzare intorno a te, che ci hai seminati ad uno ad uno nel silenzio. La perfidia si nasconde talmente nel cuore, che è più facile scoprire i pidocchi entro questa pelliccia.
      MEFISTOFELE. Quale aggradevole sorpresa mi da questa nuova razza!


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Elena Osservando Faust Distacca