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      (Contemplando estatico la fiala.) Una forza incantevole scuote il cristallo e ne cava un tintinnio vibrante. Vedi, s'intorbida, si rischiara; tutto va bene. Io veggo un omettino di forme eleganti il quale gesticola. Che possiamo desiderare di più? Ecco che tutto si rivela il mistero; ascoltate, quel tintinnio si trasforma in una voce, e parla!
      HOMUNCULUS (dalla fiala, a Wagner). Buon giorno, babbo! Ebbene, era dunque vero? Vieni, stringimi teneramente al seno, ma non troppo fortemente, chè il vetro potrebbe andare in pezzi. Ogni cosa ha la sua proprietà. Per le naturali l'universo è appena sufficiente; per le artificiali si richiede uno spazio limitato. (A Mefistofele.) Sei qua, mariuolo? caro cugino, il momento è buono, ed io ti ringrazio. Una buona stella t'ha condotto qui. Poiché son venuto al mondo, voglio agire immediatamente e mettermi all'opra; tu che sei tanto abile m'accorcerai la strada.
      WAGNER. Una parola ancora! Fino ad ora, quando giovani e vecchi mi tempestavano di problemi, mi accadde sovente di sentirmi turbato. Per esempio, nessuno ancora ha potuto capire come mai l'anima e il corpo che sono sì solidamente collegati l'una coll'altro da parere inseparabili, si osteggiano senza posa al punto d'avvelenarsi l'esistenza; e poi...
      MEFISTOFELE. Un momento! Io preferirei domandare per qual ragione l'uomo e la donna vanno così poco d'accordo. Ecco una domanda alla quale ti sarà difficile trovare la risposta. Ciò ti darà da fare; ed è appunto quanto desidera il piccino.
      HOMUNCULUS. Che c'è da fare?


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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