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      O grandi figure! o memorie famose!
      MEFISTOFELE. In altro tempo la tua bocca non avrebbe potuto proferire maledizioni sufficienti contro una simile genia; ma ora ti trovi benissimo qui.
      È naturale, quando si cerca la diletta, i mostri stessi diventano i benvenuti.
      FAUST (alle Sfingi). Voi, immagini di donne, rispondetemi: una di voi vide ella Elena?
      LE SFINGI. Non risaliamo fino alla sua epoca: Ercole ha ucciso l'ultima di noi. Potresti chiederlo a Chirone; egli galoppa all'intorno in questa notte di fantasmi; s'egli si ferma per te, il tuo affare andrà a gonfie vele.
      LE SIRENE. Ciò non ti farà difetto... Quando Ulisse si fermò fra di noi, egli seppe narrarci moltissime cose; noi non ti potremo dire tutto se tu persisti a vagare verso le sponde del mare verdeggiante.
      LA SFINGE. Uomo nobile e generoso, non lasciarti sedurre; che il nostro buon consiglio ti preservi dal legame dal quale Ulisse fu avvinto. Se puoi trovare il sublime Chirone saprai quanto ti ho promesso. (Faust s'allontana.)
      MEFISTOFELE (con dispetto). Che animali sono questi che battono continuamente le ali, e volano con tanta rapidità che l'occhio appena li vede passare in lunga fila, l'uno dietro l'altro? Essi stancherebbero il più infaticabile cacciatore.
      LA SFINGE. Pari all'uragano invernale, le frecce d'Alcide li colpirebbero a stento; essi sono le veloci Stinfalidi; il loro operare è amichevole. Col loro becco d'avoltojo e colle zampe d'oca, esse vorrebbero mostrarsi in mezzo a noi come consanguinee.
      MEFISTOFELE (spaventato). Qualche altra cosa sibila ancora laggiù, sotto le foglie.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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