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      Si vede che non manchi mai.
      CHIRONE. Il tuo tempio è dunque sempre in piedi?
      MANTO. Vai tu sempre a zonzo per la campagna?
      CHIRONE. Mentre tu abiti nel silenzio e nel riposo, io andrò continuamente girando per il mondo.
      MANTO. Aspetto, il tempo mi circonda. E costui?
      CHIRONE. Questa notte malaugurata l'ha spinto da questa parte nel suo turbinio. Egli cerca Elena nel suo delirio. Elena! Ei vorrebbe conquistarla, e non sa né come né per dove cominciare; la sua cura è fra tutte degna d'Esculapio.
      MANTO. A me piace colui che sogna l'impossibile.
      CHIRONE (fugge al galoppo ed è già molto lontano nella campagna).
      MANTO. Or va, temerario, tu devi rallegrarti! il tenebroso viale fa capo alla sede di Persefone. Nelle viscere sotterranee dell'Olimpo ella spia segretamente la contesa felicità. Qui, ho altre volte introdotto Orfeo; possa tu trarne miglior profitto! All'erta! coraggio! (Scendono sotto terra.)
      (Il PENEO, come sopra.)
      LE SIRENE. Tuffatevi nelle onde del Peneo! là bisogna nuotare ed intonare canzoni dopo canzoni per divertimento della razza maledetta. Senza acqua non vi è salvezza. Partiamo presto colla nostra schiera luminosa, per il mare Egeo; là dove i godimenti ci attendono. (Il terremoto fa traballare il suolo.) L'onda si ritira spumando dal suo letto, la terra freme, l'acqua ribolle, il suolo della spiaggia si fende e fuma. Fuggiamo! Venite via tutte, venite! il prodigio non reca profitto a nessuno. All'erta! nobili e gioviali ospiti, all'erta alla festa serena del mare, laggiù dove le onde tremanti scintillano, e vengono, dolcemente rigonfie, a carezzare la riva; laggiù ove la Luna raddoppia la sua luce e ci bagna di una santa rugiada.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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