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      (Ad Homunculus.) Tu non hai mai ambito le grandezze, vivendo sempre come un recluso nella tua cella; se puoi avvezzarti all'impero, io ti faccio coronare re.
      HOMUNCULUS. Che ne dice il mio Talete?
      TALETE. Non saprei consigliartelo. Coi piccoli, si fanno azioni piccole e di poco conto; coi grandi, il piccolo stesso diventa grande. Vedete lassù il nero stormo di gru; esso minaccia il popolo ammutinato, e minaccerebbe ugualmente il re. Coi loro becchi aguzzi, colle loro zampe armate di artigli, esse piombano sui piccoli e li fanno a brani; la tempesta fatale scoppia già. Un misfatto rapì la vita agli aironi sparsi intorno al lago dormente e tranquillo. Eppure questa pioggia di dardi mortali generò l'espiazione di una sanguinosa vendetta, accendendo fra i confederati della loro razza la sete del sacrilego sangue dei Pigmei. A che servono ora gli scudi, gli elmi e le lande? A che serve ai nani lo splendore degli eroi? Vedete come essi fuggono, Dattili ed Imsi! Ecco l'armata vacilla già, fugge, ed è sconfitta.
      ANASSAGORA (dopo una pausa e con voce solenne). Ho riverito finora le potenze sotterranee; ma per ora, mi volgo verso le regioni superiori... O tu che regni lassù, in un'eterna giovinezza, o dea che ai tre nomi unisci tre aspetti diversi; io ti scongiuro in nome delle miserie della mia razza: Diana, Luna, Ecate! tu che allarghi il petto e porti i tuoi pensieri in seno dei profondi abissi, tu, la cui luce è tranquilla, tu possente ed impenetrabile, apri l'orrendo abisso delle tue ombre, e che l'antica potenza si riveli senza il soccorso della magia!


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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