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      IL CORO. Quanto deve accadere non puoi imaginarlo, o regina; avviati là coraggiosamente! Il bene ed il male giungono inattesi all'uomo; e quand'anche fosse avvisato, egli non vi presterebbe fede. Troja andò in fiamme; abbiamo veduto la morte dinanzi a noi, morte ignominiosa ed infame. Ed ora non siamo noi qui tue compagne; felici di servirti non miriamo noi forse lo splendido sole del cielo e quanto havvi di più bello sulla terra, tu, vogliam dire, con nostra grande felicità?
      ELENA. Avvenga ciò che vuole! Qualunque sia il destino che m'aspetta, devo senza indugio ascendere nella casa reale che da lungo tempo deserta, rimpianta e quasi perduta, s'innalza ancora non so come, dinanzi ai miei occhi. I miei piedi non salgono più sì leggeri gli alti gradini sui quali io volava nella mia ardente fanciullezza.
      IL CORO. Scacciate, o mie sorelle, voi, infelici prigioniere, scacciate ogni triste pensiero! Dividete la gioja della vostra sovrana, la rara ventura d'Elena che s'avanza verso il focolare paterno con passo lento e tardo, ma però fermo e risoluto! Ringraziate i santi numi, propizi riparatori, i numi protettori del ritorno! Chi riacquista la libertà sormonta a volo le più ardue vette, mentre il prigioniero in preda ai suoi desiderii si strugge e stende invano le braccia dall'alto delle mura della sua cella. Ma un dio prese l'esule e dalle rovine d'Ilio la portò qui nell'antica casa degli avi, nuovamente adornata, affinchè dopo indicibili gioje ed angosce, riavutasi, ella rammentasse i bei giorni dell'età primitiva.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Elena Ilio