Pagina (257/358)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      È forse un ricordo? Fu essa un'illusione? sarei io dunque il sogno, il fantasma di questi sovvertitori di città? Le fanciulle fremono; ma tu, la più attempata di tutte, tu che non hai perduta la calma, rispondimi e fa in modo che le tue parole siano intelligibili.
      LA FORCIDE. A chi rammenta le varie gioje per lunghi anni godute, il favore dei numi sembra un sogno; ma tu colmata oltre misura non hai trovato nel corso della tua vita che amanti trascinati dal desiderio alle più temerarie imprese. Teseo, acceso di lubriche vampe, ti adocchiò ben presto, Teseo, potente come Ercole, giovane, bello e nobile!
      ELENA. Egli mi rapì, svelta cervetta di dieci anni, e la borgata d'Afidna, nell'Attica, mi accolse fuggitiva.
      LA FORCIDE. Salvata poco dopo da Castore e Polluce, fosti corteggiata da una scelta schiera di eroi.
      ELENA. Eppure il mio segreto favore, lo confesso di buon grado, fu ottenuto da Patroclo, che tanto rassomiglia al Pelide.
      LA FORCIDE. Ma la volontà di tuo padre ti unì a Menelao, ad un tempo ardito navigatore e savio custode del focolare domestico.
      ELENA. Il genitore gli affidò sua figlia e l'amministrazione del proprio regno; il rampollo di quest'imeneo fu Ermione.
      LA FORCIDE. Ma mentre il tuo sposo andava lontano a conquistare con valore l'eredità di Creta, t'apparve un ospite nella tua solitudine, un ospite dotato di troppa bellezza!
      ELENA. Perché rammentarmi un tempo scorso in una mezza vedovanza, e le atroci sciagure che ne risultarono per me?
      LA FORCIDE. A me pure, che ebbi i natali in Creta, quell'impresa fu cagione di una lunga schiavitù.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Teseo Ercole Afidna Attica Castore Polluce Patroclo Pelide Menelao Ermione Creta Creta