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      ELENA. Dove vanno esse a parare codeste ben note sentenze? Tu dicevi di voler raccontare; non ridestare dunque alcun doloroso ricordo.
      LA FORCIDE. Quanto io dico è storia, e non un rimprovero. Menelao è corso da vero pirata di golfo in golfo; le spiagge, le isole, tutto fu da lui invaso, ritornando carico del bottino accumulato in questo palazzo. Egli rimase dieci lunghi anni dinanzi ad Ilio. Ignoro quanti ne impiegasse per il ritorno. Ma che si fa ora nel sublime palazzo di Tindaro? In quali condizioni si trova ora il regno?
      ELENA. L'invettiva è essa dunque così incarnata in te, che tu non possa muovere le labbra senza che il biasimo le sfiori?
      LA FORCIDE. Per molti anni ancora rimarrà deserta la montuosa vallata che si stende al nord di Sparta, - col Taigete a tergo, - dove, come un allegro ruscello scorre l'Eurota e viene in seguito, attraverso i canneti della nostra pianura a nudrire i nostri cigni. Nondimeno laggiù, dietro la montuosa vallata, prese stanza una razza avventuriera, uscita dalla notte cimmeria; sorse colà un borgo fortificato, inaccessibile, da dove quella razza domina a suo grado, la terra e gli abitanti.
      ELENA. Essi hanno potuto compiere una simile impresa? Ciò sembra impossibile.
      LA FORCIDE. Non è il tempo che fece loro difetto; essi ebbero circa vent'anni.
      ELENA. Hanno essi un capo? Sono forse masnadieri numerosi ed uniti?
      LA FORCIDE. Non sono masnadieri; ma essi sono diretti da un capo. Non ne dico del male, sebbene egli mi abbia già fatto soffrire. Egli poteva prendere tutto eppure si accontentò di lievi presenti, ai quali egli diede il nome di tributo.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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