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      Simili immagini pendono in fila nelle sale vaste, immense come il mondo! Là voi potreste danzare a vostro bell'agio.
      IL CORO. Di' un po', vi sono pure colà i ballerini.
      LA FORCIDE. I più leggiadri! Drappelli con roseo volto, con biondi capelli inanellati, olezzanti di gioventù. Da Paride soltanto emanava quel profumo di giovinezza, quand'egli venne troppo vicino alla regina.
      ELENA. Tu vai fuori di carreggiata: dimmi l'ultima parola.
      LA FORCIDE. Tocca a te di pronunziarla, proferisci solennemente un sì, ed io farò in modo che questo castello ti circondi all'istante.
      IL CORO. Oh, proferiscila, questa breve parola, e salvati salvando noi pure!
      ELENA. Come! devo io credere che il re Menelao si mostri abbastanza crudele per farmi soffrire?
      LA FORCIDE. Hai tu dunque dimenticato come egli abbia mutilato il tuo Deifobo, il fratello di Paride, ucciso nel combattimento; Deifobo che ti conquistò, tu, vedova, dopo tanti sforzi, ed ebbe la fortuna di sposarti? Egli gli tagliò il naso e le orecchie, e ne mutilò più d'uno nella stessa guisa. Era cosa orribile a vedersi.
      ELENA. Lo trattò così per cagion mia.
      LA FORCIDE. Egli ti tratterà del pari. La bellezza è indivisibile. Chi l'ha posseduta intera, l'annienta maledicendo piuttosto che di condividerla. (Trombe festive da lungi. Il coro è colto da spavento.) Come il suono acuto della tromba lacera l'orecchio e scuote le viscere, così la gelosia s'aggavigna al cuore dell'uomo, il quale non dimentica mai quanto ha posseduto, e quanto ha perduto.
      IL CORO. Non odi tu un echeggiar di trombe?


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Paride Menelao Deifobo Paride Deifobo Trombe