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      (Esce.)
      ELENA (a Faust). Vorrei parlarti; vieni, sali qui vicino a me! Questo posto vuoto reclama il padrone e m'assicura il mio.
      FAUST. Lascia prima, o donna sublime, lascia che io m'inginocchi, e degnati di accettare i miei fedeli omaggi; lascia che io baci la mano che m'innalza al tuo fianco. Dividi con me la reggenza del tuo regno infinito; ed abbiti così in un sol uomo l'adoratore, il servo ed il guardiano.
      ELENA. Non vedo e non odo che prodigi. La meraviglia s'impadronisce dell'animo mio, le domande s'incalzano, ma, anzi tutto, rispondi a questa: perché la parola di quell'uomo mi sembrò ella sì strana e sì dolce? il suono si sposava al suono e appena una parola colpivami l'orecchio che un'altra veniva ad accarezzarlo.
      FAUST. Se l'idioma dei nostri popoli ti riesce già tanto gradito, oh allora il loro canto ti sedurrà certamente, e rapirà il tuo orecchio e l'animo tuo con diletto mille volte più grande.
      Per convincertene meglio facciamo l'esperimento; il dialogo attira e provoca simili cadenze.
      ELENA. Quel grato favellar come far mio?
      FAUST. Farai pago il desio, - se a mezzo il core
      S'informi l'armonia; quando nel pettoSi desta arcano un sentimento, un moto;
      Allor la mente a rintracciar si guida...
      ELENA. Chi le gioje, i piacer con noi divida.
      FAUST. Passato ed avvenir! Tutto, un istanteComprenda, questo che in parlar mi fugge...
      ELENA. E d'estasi beata il cor ne strugge!
      FAUST. Tesoro, gioja n'è il presente, e certa
      Felicitade; ma la man qual fia
      Che m'assecuri un tanto ben?


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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