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      Egli così, agile più d'ogni altro, dimostra già con tratti perfidi e maliziosi che sarà il patrono dei ladri, dei truffatori e di tutti quanti gli avventurieri. Quindi sottrae con destrezza il tridente a Nettuno, a Marte il giavellotto, ad Apollo l'arco e le frecce, a Vulcano le molle; ed involerebbe pure la folgore a Giove se non avesse paura del fuoco; egli lotta coll'Amore e lo atterra; rapisce il cinto a Ciprigna mentre lo sta accarezzando. (Un tintinnire d'arpe dolce e melodioso, sale dal fondo della grotta; il Coro tutto sta in ascolto, e mostrasi tantosto sommamente commosso. Da questo punto fin là dov'è segnata la pausa, continua la sinfonia.)
      LA FORCIDE. Udite questi graziosi suoni! sbrigatevi presto dalle vostre favole; la vecchia razza dei vostri numi, condannatela all'oblìo; essa già non è più. Nessuno oramai vuole comprendervi; vogliamo una moneta di maggior valore; bisogna che esca dal cuore quanto deve agire sui cuori. (Si ritrae verso le rocce.)
      IL CORO. Se tu, schifosa creatura, cedi a quei sogni lusinghieri, noi di fresco rigenerate, ci sentiamo commosse fino alle lagrime.
      Lo splendore del sole può scomparire, quando spunta il giorno nell'anima. Noi troviamo nei nostri cuori ciò che l'universo non può dare.
      (Elena, Faust, Euforione raffazzonato, secondo la Forcide ebbe esposto più sopra.)
      EUFORIONE. Appena voi udite le mie canzoni infantili, che tosto ne fate vostra delizia; vedendomi saltare in cadenza, le vostre viscere paterne ne esultano.
      ELENA. L'amore, come felicità terrestre, congiunge una coppia gentile; come gioja divina, forma una triade felice.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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