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      In quanto a ritornare dalle Iadi non lo faremo né ora, né poi. La natura, eternamente viva, ha il suo pieno diritto su di noi e noi su di lei ne abbiamo altrettanto.
      UNA PARTE DEL CORO.
      Noi sotto al fresco mormorìo soave
      E al lene susurrar di questi mille
      Rami, e di queste spesse frondi, un riso
      Diffondiam pel creato, e nelle frasche,
      Ne' talli che di fior tutti coverti
      Mostransi, e ne' polloni e nelle gemme,
      Di mezzo al nostro folleggiar, le fonti
      Vitali aprendo, i flessüosi velli
      Orniam, qual più ne giova, onde rigoglio
      Abbia maggiore il bel regno dell'erbe.
      Cadono i frutti, ed ecco uomini e belve
      Assembrarsi, sospingersi, di loro
      Esistenza beati. Ecco, gelosi
      Di spiccarlo e gustarne, il roseo pomo
      Contendersi a vicenda, ed a vicenda
      Urtarsi, e grande insorger lite, quale
      Arder già si mirò fra' prischi numi.
      ALTRA PARTE DEL CORO.
      Tutta al nostro poter serve la terra.
      Noi nel cristallo gelido di queste
      Rupi scoscese i nostri molli fiati
      Dolcemente rompiam, qual sia più leve
      Rumor spiando, e degli augelli il canto,
      E quel che dai canneti esala a sera
      Blando sospir. Di Pan la voce, a cui
      Tutta di sacro orror freme natura,
      Odesi appena, e a replicar non tarde
      Siam noi; se un mormorio mandi, com'eco,
      Di ricontro mettiamo un mormorio;
      Se tuona, spaventevole di retro
      Ben dieci fiate il nostro tuon rimbomba.
      TERZA PARTE DEL CORO.
      Noi più commosse, discorriamo in rivi,
      Ché di codesti fertili poggetti
      L'infinita ne trae bella catena; -
      Noi con celere corso in grazïosi
      Meandri, o suore, serpeggiando, i verdi


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Iadi Pan