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      FAUST. Noi ci avanziamo senza tema di essere biasimati; anche all'infuori della necessità, l'antiveggenza porta i suoi frutti. Tu lo sai, il popolo delle montagne medita incessantemente, decifrando le note della natura e del granito. Gli spiriti, da lungo tempo ritirati dalla pianura, sono più che mai infervorati delle montagne. Essi agiscono in silenzio nel labirinto degli abissi, fra le esalazioni dei ricchi vapori metallici; analizzando senza tregua, esaminando, combinando, tutti i loro sforzi tendono a scoprire qualche cosa di nuovo. Colla mano leggiera delle potenze sovranaturali, essi dispongono di forme trasparenti e poscia nel cristallo, tenendosi in silenzio, contemplano gli avvenimenti di un mondo superiore.
      L'IMPERATORE. Ascolto e voglio crederti; ma dimmi, bravo uomo, come entra qui tutto ciò?
      FAUST. Il Negromante di Norcia, il Sabino, è tuo fedele e rispettoso servo. Un giorno, un'orribile disgrazia lo minacciava; le fascine crepitavano già; la fiamma levava in alto le sue lingue voraci, lo zolfo e la pece si mischiavano alla legna ammonticchiata intorno a lui; né uomo, né Dio, né diavolo, potevano salvarlo; e tu, sire, spezzasti quelle ardenti catene. - II fatto accadde a Roma. Ora egli che ti è infinitamente riconoscente e che osserva senza posa i tuoi passi con ansietà; egli che da quell'ora dimenticò se stesso; per interrogare per te solo le stelle e gli abissi, ci ha incaricati della missione di assisterti al più presto mercé le forze della montagna che sono imponenti.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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