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      Mi pare che un augurio debba scendere di lassù. Guarda, ciò si spiega immediatamente.
      L'IMPERATORE. Un'aquila vola nelle regioni celesti ed un grifone la insegue con accanimento.
      FAUST. Pondera bene tutto! l'enimma mi sembra propizio. Il grifone è un animale favoloso; come può egli aver l'audacia di misurarsi con un'aquila vera?
      L'IMPERATORE. Ora essi si osservano descrivendo circoli spaziosi. Repentinamente si scagliano l'uno sull'altro per lacerarsi il petto ed il collo.
      FAUST. Osserva come quel tristo grifone, battuto, rabbuffato, non trova scampo; colla sua coda di leone riabbassata, si slancia nella foresta che corona la vetta della montagna e scompare!
      L'IMPERATORE. Che l'enimma si compia così, io l'accetto con grande maraviglia.
      MEFISTOFELE (volgendosi a destra). I nostri nemici cedono ai nostri colpi moltiplicati, e, pur combattendo all'impazzata si precipitano verso la destra, portando così la confusione nell'ala sinistra del loro corpo principale. La testa compatta della nostra falange si porta a destra, e simile alla folgore piomba sul lato debole. Ed ora come un'onda commossa dalla tempesta, le due eguali potenze s'agitano con rabbia nel doppio combattimento. Non si vide mai nulla di più bello. Abbiamo vinto la battaglia.
      L'IMPERATORE (rivolto a sinistra parla a Faust). Guarda! Io sento inquietudine su questo punto: la nostra posizione è pericolosa. Non vedo rotolare i massi, il nemico occupa i picchi inferiori, e quelli superiori sono già abbandonati. Ecco, il nemico in massa si avvicina sempre più; forse egli ha preso d'assalto lo stretto.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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