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      Ma ora batti il tuo petto, e rendi di questa fortuna illegittima una parte onesta al santuario. L'ampio territorio sparso di colline dove s'ergeva la tua tenda, dove gli spiriti maligni vennero in tuo soccorso, dove hai prestato un facile orecchio al principe della menzogna, sia da te in uso pio convertito destinandolo a qualche santa opera. Aggiungivi per dote la montagna e la fitta boscaglia per tutta la loro estensione, le alture verdeggianti di un eterno pascolo, i laghi limpidi e ricchi di pesci, gl'innumerevoli ruscelli che serpeggianti con rapidità, si precipitano nella vallata; ed altresì quella vallata coi suoi prati, le sue pianure, ed i suoi burroni: tutto ciò dirà abbastanza chiaro quanto sei pentito, e la grazia scenderà su di te.
      L'IMPERATORE. L'immensità della mia colpa mi empie di spavento! Indica tu stesso i confini; io me ne rimetto al tuo senno.
      L'ARCIVESCOVO. Prima di tutto questo spazio profanato dove venne consumato il peccato sia fin d'ora votato al culto dell'Altissimo. Nel mio spirito, già vedo elevarsi forti e potenti mura; lo sguardo del sole che sorge illumina già il coro; l'edifizio in costruzione si allarga prendendo la forma di una croce; la nave si prolunga, s'innalza, con viva gioia dei fedeli. Già tutti infervorati, essi fan ressa come flutti dinanzi all'augusta porta. Il primo rintocco delle campane echeggia attraverso i monti e la valle, ed il suono si propaga dall'alto delle torri che s'innalzano verso il cielo. Il peccatore si avanza per rinascere alla vita.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Altissimo