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      Ora tutto ciò brucia liberamente come un rogo preparato per tutti e tre.
      FAUST. Ho io dunque parlato a sordi? Voleva una permuta e non già uno sperpero ed un devastamento. Quest'atto sciagurato e brutale, io lo disapprovo e lo maledico! Abbiatene ciascuno la vostra parte.
      CORO. L'antica parola dice: obbedisci volonteroso alla forza! e se tu sei deciso, se vuoi sostenere l'assalto, metti a repentaglio la tua casa, il tuo focolare. - e te stesso. (Escono.)
      FAUST (dalla finestra). Le stelle velano i loro raggi ed il loro chiarore. Il fuoco diminuisce; un venticello che fa fremere lo attizza e mi porta qui il fumo ed il vapore. Fu un ordine dato in un attimo, ed eseguito troppo presto! - Chi è che svolazza così vicino a me coll'aspetto di uno spettro?
     
     
     
      Mezzanotte
     
     
      Quattro DONNE s'avanzano vestite a bruno.
     
      LA PRIMA. Io sono la Colpa.
      LA SECONDA. Io la Penuria.
      LA TERZA. Ed io sono chiamata l'Affanno.
      LA QUARTA. Io porto il nome di Miseria.
      A TRE. L'entrata è chiusa, e sarebbe affatto inutile sperare che l'ospite ce l'apra. Qui abita un ricco, non vogliamo andar dentro.
      LA PENURIA. Ricco? Là dentro io non sarei che un vuoto fantasma.
      LA COLPA. Io vi sarei ridotta al nulla.
      LA MISERIA. L'uomo amico della fortuna distoglie con orrore lo sguardo da me.
      L'AFFANNO. Voi, o sorelle, non potete certamente varcare quella soglia - né ardireste di farlo; l'Affanno solo saprà entrarvi dal buco della serratura. (L'Affanno scompare.)
      LA PENURIA. O mie livide sorelle! Fuggiamo di qui.
      LA COLPA. Io camminerò al tuo fianco nella deserta pianura.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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