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      Il grande cortile nel palazzo
     
     
      Fanali.
     
      MEFISTOFELE, sul proscenio in tuono d'ispettore.
      Venite, o Lemuri! o corpi sciancati, ignudi scheletri mostri che siete; venite qui, ibride larve formate d'ossa, di tendini e di nervi.
      I LEMURI (in coro).
      Al lavoro con teco moviam;
      Che si voglia già in parte sappiam;
      Questo largo paese ove siam,
      Occupar, dominare dobbiam.
      D'aguzzi pali - la terra è piena;
      Là pel livello - v'è la catena.
      Chi n'appella e scongiura, in sì ridente
      Soggiorno omai più non abbiam in mente.
      MEFISTOFELE. Qui non si tratta di sforzi straordinari; ciascuno di noi proceda secondo le regole. - Qual è più lungo, si distenda per tutta la sua lunghezza; e voi altri strappate l'erba; come si fece per i nostri padri, scavate in quadro! Dal palazzo alla fossa così va ingenuamente il mondo.
      I LEMURI (scavando la terra, con gesti maliziosi).
      Mentre ch'io vissi, gioventude, amore
      Eran cose per me soavi e belle:
      E dovunque rosai erano in fiore,
      O s'udieno cantar vispe donzelle;
      Così tutto prendeami un pizzicore,
      Che il lascivo mio piè correva ad elle:
      Poscia a smorzar l'impetuoso ardore
      Repente mi segnò colle stampelle
      La vecchiaja importuna, e il dì fu quello
      Che spalancossi l'uscio dell'avello.
      FAUST (uscendo a tentoni dal palazzo, mostrasi fra i pilastri della porta d'ingresso). Il rumore delle vanghe mi rende felice! Ecco la moltitudine che si affanna per me. La terra alleata con se stessa, segna un limite ai flutti, e contiene il mare con brevi ripari.
      MEFISTOFELE (in disparte). È per noi che tu lavori colle tue dighe e coi tuoi canali; e prepari un gran festino a Nettuno, il demone delle acque.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





Lemuri Nettuno