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      MEFISTOFELE. La salma giace, e se lo spirito cerca di fuggire, io gli presento il mio titolo scritto col sangue. Ma vi sono oggi tante arguzie per rapire le anime al demonio! L'antico giuoco non va più, e del nuovo abbiamo pochissima pratica. Altre volte avrei potuto trarmi d'impaccio da me solo, ma ora mi occorrono compagni nell'opera. - Oh miseria! Tutto va male, tutto va alla peggio! - Chi potrà mai fidarsi ancora all'usanza ed all'antico diritto? In altri tempi l'anima sfuggiva nell'ultimo sospiro, io la spiavo e, come il gatto fa col sorcio, l'afferravo coi miei artigli. Ma ora essa rimane nel suo covo schifoso, s'avvinghia al cadavere e non finisce mai colle sue incertezze; essa attende che gli elementi che si odiano la scaccino finalmente con onta ed ignominia. Invano cercherei di calcolare il giorno e l'ora; quando? dove? e come? Ecco una questione difficile! La morte non avrebbe più il suo potere subitaneo? Il sì stesso è dubbio da lungo tempo; chi lo sa?... Ho spesso guardato con ansia delle membra intirizzite sul suolo; - apparenza! esse si muovevano ad un tratto e palpitavano di nuovo! (Gesti di fantastici scongiuri al modo di un capofila.) Ora, signori, in guardia! di grazia, voi dalle corna dritte e dalle corna a chiocciola, veri diavoli di antica tempra, schiudete tosto un baratro dell'inferno; all'inferno non mancano i baratri e le celle; egli sa inghiottire ciascuno secondo il suo rango; l'avvenire avrà meno scrupoli a questo proposito. (La gola dell'inferno s'apre orribile a sinistra.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358

   





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