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      MEFISTOFELE (in dietreggiando fin sul palcoscenico). Ah! fattucchieri, voi siete avvezzi a chiamarmi demone mentre siete così furbi e pratici a tessere sortilegi, o incantatori d'uomini e di donne! Oh! maledetta avventura! - Sarebbe forse questo il solletico dell'amore? D'amore? tutto il mio corpo è in fiamme. Io sento appena quell'indiavolato tizzo cadutomi sulla nuca da lassù. - Ahi! infame tradimento! - esso d'allora in poi non finisce di ardere. Voi gironzate qua e là per i1 candido fulgore, ma abbassatevi un poco, come l'uccello scende sui rami. Oh! come siete belli e perfetti, o angioli di voluttà! Vorrei solo vedervi prendere atteggiamenti più mondani e più languidi. Quel severo contegno ben si confa colle vostre rosee membra, non lo nego; ma in fede mia, un bel sorriso vi starebbe assai meglio, e ne proverei un'estasi tale ch'essa non avrebbe più termine. Intendo per sorriso quell'allegra smorfia fatta dagl'innamorati quando si guardano sottocchi, corrugando lievemente la bocca senza che lo studio vi abbia alcuna parte perché si forma da sé. Ohe! ohe! tu mi sembri un vagheggino pretto e consumato, tu, mio gran furbaccio! E quanto più si avanzano le tue legioni, più ti vedo fatto a mio genio: sebbene io abbia in uggia quel tuo fare da chierico. Guardami con sguardo un po' più maliziato! Potresti certamente senza offendere le leggi del pudore, o mio bel zanzero, denudarti un po' più e sbarazzarti dell'impaccio di questa immensa tunica che ti avvolge e ti soffoca. Essi si voltano.


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Faust
di Johann Wolfgang Goethe
pagine 358