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      Adoperando questo filo conduttore, cerchiamo di guidarci nel labirinto dell'organizzazione animale, e vedremo che ci condurrà fino agli esseri organizzati i piú amorfi. Applichiamolo prima alla forma, in via di saggio, per valercene più tardi nello studio delle funzioni.
      L'animale, preso isolatamente, è ai nostri occhi un piccolo mondo, il quale esiste da se stesso e per se stesso. Ogni essere contiene in sè la ragione della sua esistenza; siccome tutte le parti reagiscono le une sulle altre, da questa azione reciproca risulta che il circolo della vita si rinnova incessantemente; perciò ogni animale è fisiologicamente perfetto.
      Se noi ci collochiamo nel centro dell'animale per considerare ciascun organo, troviamo che non ve ne ha uno che sia inutile o che, come sovente s'è immaginato, sia il prodotto accidentale della forza plastica; esternamente certe parti possono sembrare superflue, perchè non sono in rapporto che colla organizzazione interna, e la natura si è dato poco pensiero di metterle in armonia colle parti periferiche. D'ora innanzi non si domanderà più, in proposito di tal sorta di parti, per esempio i canini del Sus babirussa, a che cosa servano e donde provengono. Non si dirà più che il toro ha le corna per spingere, ma si cercherà perchè egli abbia le corna di cui si serve per spingere. Il tipo che ora imprendiamo a costrurre e ad analizzare in tutti i suoi particolari è invariabile nel suo complesso, e le classi superiori degli animali, i mammiferi, per esempio, lasciano scorgere, a malgrado della diversità delle loro forme, un accordo perfetto nelle loro differenti parti.


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Principi di filosofia zoologica e anatomia comparata
di Johann Wolfgang Goethe
Editore Perino Roma
1885 pagine 87

   





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