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      .. E avrei potuto far meglio di quel che ho fatto!
      Gvosdef si sentiva un eroe. Si raddrizzò fieramente, alzò il capo, e, senza nascondere il suo trionfo, guardò in faccia il redattore. E questi si strinse contro la tavola, di cui prese l'orlo con le due mani nervose, e si buttò indietro: ora impallidiva, ora arrossiva, ma sorrideva sempre con aria disprezzante e confusa, irata e dolorosa. Le palpebre si aprivano e si chiudevano alternativamente sui suoi occhi dilatati.
      - Un socialista? domandò a mezza voce l'amministratore con spavento e curiosità, rivolgendosi al redattore, il quale sorrise a fior di labbra; ma chinò la testa e non disse nulla.
      L'impaginatore si era scostato dagli altri uomini e si era avvicinato alla finestra dove stava un vaso con un enorme rododendron, il quale gettava sul tavolato un disegno di ombre; egli s'era posto dietro a quel vaso e da quel sito guardava la scena con i suoi occhietti neri e mobili come quelli di un sorcio. C'era in essi l'espressione di un'attesa impaziente ed ogni tanto vi si accendeva una fiammella di gioia. L'amministratore guardava il redattore; costui lo senti, alzò il capo, e con un lampo d'inquietudine negli occhi ed un tremito nervoso nel volto, gridò dietro a Gvosdef che ne se andava:
      - Permettete... aspettate!... Mi avete offeso... Non avete il dritto... spero che lo sentite... Vi sono grato della... della vostra... lealtà... nelle vostre spiegazioni... ma, lo ripeto...
      Voleva parlare con ironia; ma, invece di questa, c'era nelle sue parole qualche cosa che suonava male, che esprimeva un sentimento falso.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





Gvosdef