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      - Non desidero parlare con voi di alcun affare, dichiarò il redattore, affrettando il passo. Gvosdef lo imitò.
      - Non desiderate?.. Comprendo perfettamente... Siete nel vostro dritto... Comprendo benissimo anche questo... Giacchè vi ho svergognato, è naturale che l'abbiate con me...
      - Siete ubbriaco... disse il redattore fermandosi. E se non mi lasciate in pace, vi farò arrestare dalla polizia.
      Gvosdef si mise a ridere.
      - E perchè mai?
      Il redattore gli gettò di sbieco uno sguardo pieno d'angoscia come chi si trova in una posizione spiacevole e non sa come uscirne. Il pubblico li guardava già con curiosità. Parecchie persone porgevano l'orecchie, fiutando uno scandolo. Istomin si guardava intorno, confuso ed imbarazzato.
      Gvosdef se ne accorse.
      - Andiamo un po' in disparte... volete? diss'egli; e, senza aspettare il suo consenso, spinse con la spalla Istomin, fuori del viale principale, verso un sentiero che scendeva per il pendio, fra cespugli.
      Il redattore non protestò contro quest'abile manovra, forse perchè non ne ebbe il tempo, - forse perchè sperava, una volta fuori del pubblico, di potersi più facilmente liberare dell'importuno ex-compositore. Camminava lentamente, con precauzione, ponendo il bastone a terra, e Gvosdef lo seguiva, dicendo, come se parlasse al suo cappello, le parole seguenti:
      - Ecco, a poca distanza da qui, c'è un albero caduto, sul quale potremo sederci... Voi, Mitri Pàvlovitsc, non dovete essere in collera con me. Scusatemi! L'ho fatto per dispetto. Talvolta, noialtri, siamo tormentati da una collera tale che non la si può neanche annegare nel vino.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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