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      - Ho alzato un poco il gomito quest'oggi... Il vivere mi dā noia, Mitri Pāvlovitsc!.. I miei compagni, gli operai, non fanno pių per me, - non so com'č avvenuto, ma me ne sono distaccato: ho in testa una direzione d'idee affatto differente... Vi ho veduto questa sera e mi sono ricordato che, anche voi, siete stato il mio compagno...
      Si mise a ridere perchč il redattore lo guardava con cambiamenti di fisonomia cosė rapidi che il suo volto assumeva infatti espressioni ridicole.
      - Il vostro compagno?... E quando?
      - Oh! molto tempo fa, Mitri Pāvlovitsc.... Dimoravamo nella strada Umida... ve ne ricordate? Alla distanza di una casa l'uno dall'altro; e, dirimpetto a noi, c'era Miscka il magnano, attualmente Mihāil Jefimovitsc Krulef, giudice istruttore - il quale viveva con suo padre... quell'uomo cosė severo. Vi ricordate di Jefimitsc, che ci ha cosė spesso tirato peri capelli?.. Ma sedetevi!
      Il redattore fece un leggero cenno con la testa e si sedette accanto a Gvosdef. Lo guardava come chi vuol ricordarsi di qualche cosa dimenticata da lungo tempo, e si stroppicciava la fronte.
      E Gvosdef continuava ad evocare i suoi ricordi.
      - Che buona vita facevamo allora! E perchč mai l'uomo non rimane fanciullo tutta la sua vita? Si fa grande - perchč? Per poi scomparire nella terra!... Tutta la vita, non fa altro che subire ogni specie di sventure... Alla fine s'inasprisce, si abbrutisce... Che farsa!... Eccolo che vive... vive... ed alla fine di questa sua vita, niente altro che sciocchezze... Una bara, e poi nulla!


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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