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      Stette un momento così, interrogandosi, e non sentì più in fondo al cuore nulla da dire.
      - Non c'è altro! disse con voce sorda.
      In lui si fece ad un tratto il vuoto, e la sensazione di quel vuoto gli arrecava una specie di snervamento.
      Il redattore lo osservava di soppiatto e cercava frattanto quel che avrebbe potuto dirgli. Bisognava dire qualche cosa di buono, di vero, di sincero; ma, in quel momento, non trovò in sè, nè in testa nè in cuore, quello che gli sarebbe abbisognato. Era già da un pezzo che tutte le conversazioni sulle idee «alte» destavano in lui una sensazione di noia e di stanchezza. Quella sera era uscito per ripararsi, e, per aver pace, aveva, a bella posta, evitato qualunque incontro coi suoi conoscenti, - ed ecco, che era venuto quell'uomo, coi suoi discorsi!
      Certo, in quei discorsi, come in tutto ciò che dicono gli uomini, c'era una particella di verità, - quei discorsi non erano privi di un certo interesse e potevano fare il soggetto di un articolo di giornale... Ma bisognava pure dirgli qualche cosa:
      - Tutto ciò che avete detto or ora, non son cose nuove, incominciò Dmitri Pàvlovitsc, son anni ed anni che si parla dell'ingiustizia dell'uomo verso il suo prossimo... Ma, forse, i vostri discorsi sembrano una novità, perchè, finora, erano uomini d'un'altra condizione che parlavano così... Formulate le vostre idee in un modo alquanto unilaterale e falso... ma...
      - Ancora il vostro punto di vista! interruppe Gvosdef, con una risatina ironica. Ah! signori, signori miei!


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





Dmitri Pàvlovitsc Gvosdef