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      Avete intelligenza, sì! ma il cuore, a quanto pare... Orsù! ditemi qualche cosa che convenga appunto al male di cui soffro, ecco!
      Pronunciò queste parole con la testa abbassata, e rimase così in attesa di una risposta; l'angoscia cominciava di nuovo a stringergli il cuore.
      Il redattore lo guardò nuovamente con la fronte corrugata: aveva una grande voglia di andarsene. Gli sembrava che l'ubbriachezza invadesse sempre più Gvosdef e che era per questa ragione che si era così accasciato dopo i suoi discorsi esaltati. Guardò il berretto bianco, che gli era caduto sulla nuca, le gote butterate ed i brividi provocanti di Gvosdef, misurò cogli occhi tutta la sua persona robusta e nervosa, e pensò fra sè che era l'operaio tipico, e che se...
      - Ebbene? domandò Gvosdef.
      - Ebbene! cosa posso dirvi? A dirvi francamente, non mi sono ancora fatto un'idea netta e precisa di quello che avreste voluto sentire.
      - È precisamente così... Non potete dirmi nulla! replicò Gvosdef, con la solita sua risatina.
      Il redattore sospirò con un certo sollievo, supponendo con ragione che la conversazione fosse finita e che Gvosdef non lo importunerebbe più con domande imbarazzanti. Poi, gli venne ad un tratto questo pensiero:
      - E se, per caso, mi battesse?... È così cattivo!
      L'espressione del volto di Gvosdef durante la scena che si era svolta nella sala di redazione gli tornò alla memoria, e lo guardò di sbieco con occhio sospettoso.
      Era già notte. Il silenzio era interrotto da canti lontani che venivano dalla direzione del fiume.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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