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      Questa disposizione di spirito suscitava in Tilion Pavlovitsc una specie di benevolenza su tutte le cose, e benchè questo non lo riducesse a trascurare i suoi interessi, pure gli aveva creato fra gli amici la reputazione di uomo di cuore e di buona indole. Ed ecco che questo sentimento saldo e pieno della gioia di vivere, si è dileguato, si è spento, lasciando il posto a qualcosa di nuovo, di penoso, d'incomprensibile e di oscuro.
      - Auf! Mio Dio! mormorò Tihon Pavlovitsc, sdraiato accanto alla moglie, tutto intento ai molli sospiri della notte, penetranti dalla finestra.
      Ebbe caldo su quel letto di piume riscaldate; soffocava; si girò e rigirò inquieto, mandò a tutti i diavoli la moglie, mise i piedi a terra, e si asciugò la faccia bagnata di sudore. Alcuni tocchi di campana risuonarono al Bolòtnoie, villaggio posto a quattro o cinque verste dal mulino. I suoni metallici, melanconici, sprigionatisi dal campanile, spaziavano dolcemente nell'aria e si fondevano senza lasciar traccia. Un ramo scricchiolò in giardino; il gufo, nel bosco, gridò di nuovo col suo riso stridulo e triste, come se si burlasse di qualche cosa.
      Tihon Pavlovitsc si alzò, si avvicinò alla finestra, e s'installò in una vasta poltrona di cuoio, che egli aveva comprato poco tempo prima per due rubli da una vicina rovinata, una vecchietta proprietaria. Quando il cuoio freddo toccò il suo corpo, egli trasalì e si volse indietro.
      Un pauroso mistero emanava dalle cose. I raggi di luna penetranti in camera attraverso le piante poste sul davanzale della finestra, ed il fogliame del platano tracciavano sul pavimento un tremolante disegno di ombre.


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Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





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