Pagina (37/99)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      È evidente che l'uomo coricato nella bara non risveglia nel diacono nessun triste pensiero, come quello che anche lui, seguendo le leggi di natura, sarà un giorno portato così nella strada, per essere seppellito nella terra; e anche lui, coricato allo stesso modo nella bara, dondolerà un poco la testa, e non potrà più emettere la stessa nota.
      E riuscendo sgradito a Tihon Pavlovitsc di guardare l'allegro diacono, si ferma; lascia passare buona parte del corteo, e chiede in ultimo ad un collegiale:
      - Chi è quegli che si porta al camposanto, piccino mio?
      L'altro si volge a guardarlo, ma non risponde; cosa che offende Tihon Pàvlovitsc.
      - Guarda un po' questo bamboccio che non usa alcuna gentilezza verso i grandi! Meriteresti di essere frustato! Credi forse che non verrò a sapere ciò che voglio? Guarda che moccioso!
      E andato oltre, si trova di nuovo vicino alla salma. La bara è portata da quattro uomini; uno cammina presto e non con lo stesso piede degli altri; un'altro scuote ogni poco la sua folta criniera rossa, e perde spesso le sue lenti.
      «A quanto pare, il defunto è leggero, molto leggero, pensa Tihon Pàvlovitsc, forse un impiegato dello stato, - è gente che, per lo più, ha il ventre piccolo.» Si, cammina presto, come se l'uomo, coricato nella bara, avesse agito durante la sua vita in modo da farsi tollerare a stento, e che tutti, ora, fanno il possibile per sbarazzarsene al più presto. E Tihon Pàvlovitsc nota questo.
      «Pare che siano frustati! Perchè tutti si affrettano così? E dire che sono persone timorate del buon Dio!


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il burlone - L'angoscia
di Maksim Gor'kij
Salvaore Romano Editore
1906 pagine 99

   





Tihon Pavlovitsc Tihon Pàvlovitsc Tihon Pàvlovitsc Tihon Pàvlovitsc Dio